AMBULAXTORIO per persone sane | Ebro - Esine (BS)
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NON MOLLARE MAI! CHI SI FERMA È PERDUTO!!
Ma sarà poi vero??

NARRATIVA PER BAMBINI INTERIORI
Ebro Dellanoce



Questo libro nasce dopo che ho assistito ad uno spettacolo teatrale in cui recitava mio figlio, circa 5 anni fa. In quel periodo stavo leggendo dei libri di Frank Kinslow, un americano, che parlava di argomenti che a mio avviso sarebbe stato utile far arrivare ai bambini fin da piccoli.
Ecco quindi l'ispirazione per creare un testo "quasi teatrale" che diffondesse questi messaggi ad ogni "Bambino Interiore" che sta negli adulti.
Si narra di un ipotetico incontro tra un "Piccolo Principe" e un gruppo di ragazzi, che decidono, incuriositi anche se un po' timorosi, ma ben presto affascinati dalla figura del Piccolo Principe, di incontrarsi per alcuni pomeriggi in cui, attraverso l'interazione, vengano passati questi spunti riflessivi e questi concetti quasi "magici" ma la cui efficacia senza sforzo, farà in modo che questi ragazzi scoprano (cosa che molti di noi ancora non hanno scoperto) di avere dentro se stessi delle capacità sorprendenti.
Sarebbe bello, nel mio immaginario, che i genitori leggessero queste cose ai loro bimbi sin da piccoli, per mantenere (anziché annullare come oggi accade) quel contatto con la Magia che ogni bimbo sperimenta fin dalla nascita e fino a quando l'irrigidimento educazionale glielo concede.





PREFAZIONE

Perché mai sporcare di inchiostro questa serie di pagine bianchissime?
Non c'è quasi più niente, in realtà, di nuovo da inventare, che non sia già stato inventato, e ancor meno da dire, che non sia, in qualche modo, già stato detto.
Ecco svelato l'arcano. Forse ci sono cose già molto dette, ma che, non trovando il modo corretto per noi, non ci hanno pienamente raggiunto. Il modo.
Vi è una unica certezza, per l'essere umano, oggi che anche la morte non è più così certa... e cioè che non vi è, né per uomo né per donna, alcuna certezza! Non perdetevi, in questo giro di parole, mica sempre è essenziale capire tutto.
Infatti, nonostante la concreta assenza di certezze, noi viviamo la nostra vita nella continua illusione di costruircene qualcuna che si riveli tale. E allora una sicura ve la porgo io: in queste pagine che potrete leggere, se vi andrà di farlo, non troverete niente di nuovo, niente di inventato da me, nessuna verità sconvolgente.
Magari troverai cose che "sai senza sapere di saperle". E questa, se ti fermi un attimo a pensare, è davvero bella.

Il corpo umano, il corpo che ognuno di noi abita su questa terra, è la macchina più sofisticata e perfetta che sia mai esistita. Perfetta perché è perfettamente in grado di autoripararsi, quando il nostro agire un po' la scassa. Questo è sotto gli occhi di tutti, ma noi ci lasciamo ipnotizzare dai mass-media al punto da convincerci che sia bene prevenire, che sia bene aiutare, che sia bene dubitare delle sue capacità.
E dato che tutto ciò è conveniente per qualcuno, accettiamo l'ipnosi e lo facciamo.

Ciò che ci distingue dagli altri animali è che noi abbiamo un cervello più sviluppato. E di questo fatto noi andiamo orgogliosi, come fosse una certezza assolutamente positiva.
Sembra pur vero che il cervello sia il microchip più complesso e raffinato. Se non fosse che poi noi lo utilizziamo per la maggior parte del tempo cercando di auto-bloccarlo, di sabotarlo o in una infinità di cazzate che sono sotto gli occhi di tutti.

Sai perché i bambini litigano e poi tornano a giocare insieme?
Perché la loro felicità vale più del loro orgoglio.


Se davvero ce lo abbiamo un cervello, potremmo finalmente imparare qualche cosa, anche solo da quest’unica frase.
Sono le parole, i pensieri, orchestrati già in tempi antichi, a complicarci l’uso di quel software perfetto chiamato cervello. I pensieri sono composti da parole e sono proprio quelle che ci fregano. Perché ci sono parole dal significato ben preciso, chiare, inequivocabili. Il cui uso non genera confusione. Ve ne sono altre, invece, volutamente lasciate nel fraintendimento, che significano più e più cose. Il cui utilizzo ci confonde, non è chiaro, prestandosi così ad equivoco, a generare confusione.
Rendere complicate le cose semplici sembra una caratteristica del crescere, del diventare adulto. Magari proprio perché, crescendo, ampliamo il nostro vocabolario personale.

Se vi chiedessi di dare un peso alle parole, tra la parola Caffè e la parola Amore, non ho dubbio su quella che per voi ha un maggiore peso. Ma la parola Caffè è chiara, indica una cosa ben precisa: se entrate in un bar e dite "un caffè", il barista sa benissimo a cosa vi riferite e parte in quarta a prepararvi la bevanda colorata. Prendete però la parola Amore: quanti significati ha... quanti usi...

È proprio la radice delle parole, che confonde.
Nella lingua inglese, Love, o nella lingua tedesca, Liebe, per esempio, la traduzione dell'italiano Amore, hanno una radice completamente diversa. La loro legata al concetto di libertà (Voglio che tu sia libero di comportarti come vuoi in mia presenza), la nostra legata invece al concetto di Eros, di possesso. Questo cambia la vita, modifica sostanzialmente le esistenze. Un medico inglese può dire "I love you" a una sua paziente senza timore di essere frainteso.
Con la lingua italiana non si può.

Così ci dobbiamo fidare anche delle traduzioni che ci vengono propinate. Pochi di noi hanno il tempo e la voglia di studiare il greco antico, l'aramaico e il latino. Rischieremmo di scoprire che anche la traduzione della bibbia è stata orchestrata ad oc da qualcuno per renderci ciò che siamo. Le cose che non capiamo, dovremmo forse evitare di tramandarle, come se le avessimo capite. Pensa solo alla traduzione che è stata fatta dal latino all'italiano del padre nostro.
Sono molto diverse, ma tanto il latino chi lo conosce.
Ma quanto ci inducono in tentazione, con l'uso delle parole...
Per il bambino, la parola Amore, è quel sentimento che lui prova per la mamma, punto. Per questo la sua vita è semplice. Assomiglia al limite un po', in parte minore, a quello che prova verso il papà. Ma è solo questione di peso.
Poi sente la mamma usare la parola Amore, anche verso il vostro cagnolino; anche verso papà; anche verso il tempo, o il mare; o la pianta fiorita che avete in casa. E allora il bambino scopre l'amore universale, quel sentimento meraviglioso che si può provare verso tutte le cose. E comincia a dire ti amo ad ogni cosa, e questo rafforza la sua voglia di felicità...
Fino che poi si prende da parte il bambino e gli si spiega che non è conveniente che lui dica ti amo a tutte le sue amichette, e perfino alla maestra... E gli si comincia a complicare la vita. Lui da adesso starà più attento e sarà consapevole del prezzo da pagare per crescere ed entrare, da bravo ometto, nel mondo degli adulti.
Così, per crescere, devi adeguarti alle abitudini ferree dei grandi. Salvo poi scoprire che "se non ritornerete come bambini, non entrerete mai". Fregatura al quadrato.

D'altronde è ovvio. La vita è come una carriera lavorativa.
Più conosci cose complesse, più sei avanti. Il prezzo da pagare è che, più cose complesse conosci, più anche il tuo modo di pensare si fa complesso. Più parli complesso, meno gli altri ti capiscono; e non capendoti pensano che tu sappia cose eccezionali, fuori dalla loro portata. Per intenderci se fai il medico, devi sapere un sacco di cose complesse legate alla medicina, giusto?

E se poi diventi Primario è perché hai avuto modo di accedere ad informazioni ulteriori rispetto ai tuoi colleghi medici. Ancora di più se poi diventi Professore, un titolo in più. Se sei un medico Professore, a quel punto puoi accedere a fare il ministro della sanità... ma forse qui mi sbaglio, sto uscendo dal mondo reale, almeno se parliamo italiano.
Di fronte a tutto questo splendore di cose, il bambino è rapito dalla smania di accedere a questo mondo adulto.
Lascia volentieri in un angolo le sue cose da bambino, se le dimentica proprio. Il suo scopo ora, non è più quello di essere felice fino a sé stesso, ma di diventare grande. E quando può finalmente dirsi adulto tra gli adulti, allora sarà pronto per fare la strada al contrario se vorrà ritrovare la felicità ed entrare nel regno dei cieli. Ma solo adesso si accorge di quanti laccetti lo tengono ancorato al mondo adulto. Tant'è che davvero pochi ce la fanno a tornare indietro, e già da tempo, nel regno dei cieli, soffrono di solitudine.
La natura, però, ci salva. Dovremmo forse dare maggior retta alla natura, ma come adulti non abbiamo quasi mai il tempo di farlo.
La legge suprema dice che se non torneremo come bambini... e allora ad una certa età di adulto la natura ti fa rimettere i pannolini. Certo è una scorciatoia. Nel senso che non abbiamo rifatto il percorso a ritroso, per diventare bambini e quindi essere autorizzati ad entrare nel regno dei cieli. Ma visto che ci mettono il pannolone, ci tolgono la patente dell'auto e magari ci imboccano anche, sembriamo proprio tornati bambini. Almeno all'apparenza. Ma è l'apparenza che conta, no? Ecco perché si dà tanta importanza alle apparenze, anche più importanza della verità e della realtà. Sennò come si entra nel regno dei cieli???

Guardando bene, poi, è un discorso matematico. Da bambino sei spessissimo spensierato, perché vivi in un mondo semplice. Anche da adulto riesci ad essere spensierato, qualche volta, quando ti permetti di pensare al mondo semplice. Ma poi tutte le responsabilità e gli impegni, uffa, ti ricascano subito nell'"adultità".
E siccome più sali nella scala degli adulti e maggiori sono le responsabilità che conseguentemente portano agli impegni, a farne le spese è la spensieratezza, con tutto il suo mondo semplice. L'"adultità" diventa quindi "adultitudine", e si trasforma in pratica in una infezione globale resistente a tutti gli antibiotici conosciuti.
Come dire che il triangolo costruito sull'adulta ipotenusa è inversamente proporzionale ai triangoli costruiti sui bambini cateti.
Chiarissimo, no?

Tu, bambino spensierato che sei, sappi, che per stare in questa società devi crescere. Crescere è semplice, basta che impari a complicare le cose semplici. E noi adulti, saremo orgogliosi di te, in base a quanto sarà complessa e complicata la tua esistenza. Fatti pure aiutare in questo compito dall'ampliamento dei termini del tuo vocabolario, dal cieco rispetto delle leggi di vita che esistono da molto prima di te e di noi, dall'obbedienza che da adulto devi alle leggi dello Stato, e, se ancora hai qualche fremito da gemiti "bambogginarici", abbraccia la nostra religione, e genuflettiti ai comandamenti supremi, così ti sistemiamo per bene anche per l'aldilà, attraverso le infinite sfumature dei sensi di colpa a cui ti alleniamo nell'aldiquà.

Ricordati sempre che sei libero, perché ti è salvaguardato il libero arbitrio. E solo qualora tu non scegliessi ciò che c'è di preparato, non potremmo che, dichiarandoti disadattato, consegnarti all’amore della psichiatria. Caro mio, questa casa non è mica un albergo.

Figlio mio, Diego, sei nato da pochissimi minuti. Hai già preso qualche schiaffo, ma questo, credimi, è niente rispetto a ciò che ti spetta. Di là, stanno "ricucendo" tua madre e l'infermiera mi ha chiesto se me la sento di farti il primissimo bagnetto. Goditi questi nostri primi secondi insieme, perché da quando arriverà l'infermiera a prenderti, si porterà via te e buona parte della tua libertà. Non sai ancora cos'è libertà?
Fa niente, non lo saprai mai, ma adesso goditela. Se sarai fortunato, se tua mamma avrà la montata lattea, per qualche mese, più volte al giorno ti attaccherai al suo seno. Goditi anche quello, perché poi crescendo la cosa si farà molto più complessa.
Per qualche tempo ogni cosa che farai ti sarà giustificata.
Ma non esagerare. Il troppo stroppia sempre. La notte almeno dormi. Altrimenti non ci rimarrà che introdurre l’educazione il prima possibile, ancora prima delle regole di buona condotta che troverai all'asilo prima, alla scuola poi e nella vita sempre, o quasi.

Ti chiedo scusa adesso, perché poi non potrò più farlo, ma ti dovrò dare quell'educazione che anch'io capisco poco, in alcuni passaggi, ma che il ruolo di padre mi impone, sennò mi mettono a me fuori dall'organizzazione. Spero di non complicarti troppo l'esistenza, ma so che dovrò farlo. Ti sto proprio parlando adesso, nella speranza che ti rimangano tracce di questa chiacchierata e che tu un domani adulto ne abbia una qualche memoria.
Mi piacerebbe dirti che hai tutto il mondo davanti, che puoi costruirti il mondo che vorrai. Che potrai scegliere tra le cose che ti piacciono e lasciare quelle che non ti garbano. Ma non te lo dico, perché non voglio mentirti appena conosciuto. Lo so già che incontrerai e farai varie cose che non vorresti e non vorrei, ma a cui nessuno dei due potrà sottrarsi. Ma credimi, la vita è un'esperienza meravigliosa.
E visto che hai scelto tu, la tua anima, di scendere qui oggi a quest'ora, sii consapevole che il come farò io tu già lo sapevi e ti sarà comunque utile per l'esperienza che qui, ora, hai necessità di fare. Mi piacerebbe dirti che se un giorno scoprirò il segreto che riesca a rendere semplice e meglio godibile l’intera vita, farò di tutto per rendertene partecipe.

Ma non te lo prometto, perché non sono in grado di sapere se accadrà. Non so neanche, se scoprendo quel segreto tu avrai poi tempo e voglia di ascoltarlo. Allora una cosa te la prometto: pur di trovare il modo di farti partecipe di quel segreto, non mi limiterò a dirtelo, ma inventerò canali diversi per lasciarne comunque traccia e fare in modo che nella "distrattezza" di qualche giorno, tu possa coglierne la sfumatura che ti aiuti. Questo sì. Senti, sta arrivando l'infermiera, tra un po' ci vediamo di là, conoscerai la tua mamma.
Ciao Diego, ben arrivato. E buona vita.

Sono passati quasi 15 anni da quella nostra chiacchierata del tuo primo mattino...
Come era lecito aspettarsi, la tua vita è già abbastanza complicata, forse anche di più, per l'età che hai. E come era lecito aspettarsi, non hai tanto tempo e tanta voglia per starmi ad ascoltare. Già sei preso dalle cose più importanti di tuo interesse e dai problemi esistenziali suscitati dal correre che questa società si e ti impone.
Quando un treno è lanciato sulle rotaie, è più difficoltoso rallentarlo, che lasciarlo scivolare via.
Ma una promessa a un figlio appena nato è cosa seria.
Proverò ad essere capace di mantenerla.



Sarà poi vero che chi si ferma è perduto???
O che non bisogna mollare mai!!!
Sarà poi vero che per trovare sé stessi bisogna intraprendere percorsi lunghissimi che portano almeno sulle rive dell'India???

O che il senso della vita lo puoi incontrare solo per fortuna???

Sarà poi vero che la felicità vera esiste solo sempre un po' più in là di dove stiamo???
O bisogna solo saperla riconoscere?!
Sarà poi vero che i problemi sono realmente delle possibilità e non solo una rottura di balle???
Ha più ragione chi sostiene che i miracoli non esistono o chi, all'opposto, sostiene che tutto è un miracolo???

Copyright © 2023 Ebro Dellanoce - Tutti i diritti riservati



Puoi acquistare il libro online nel sito dell'editore: Non mollare mai! di Ebro Dellanoce, oppure lo puoi richiedere a noi, contattandoci ai nostri recapiti.
Ormai nessuno ha più tempo per nulla.
Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi,
stare con sé stessi.
Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia e, se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.
(Tiziano Terzani)
Mi chiamo Ebro Dellanoce. Sono nato il 17/01/1966.
Ho il diploma di Elettricista, ho conseguito la maturità come Assistente per l'infanzia ed ho il Diploma di Infermiere Professionale.
Ho svolto l'attività di Infermiere, in ospedale, per 30 anni, sino al marzo 2021, quando per divergenze di carattere "nuova vaccinazione covid" ho interrotto la mia collaborazione con l'ospedale.
Ho da sempre nutrito interesse per argomenti che esulassero dalla Medicina, ovvero che secondo me la completassero, poiché l’essere umano, come del resto tutta la realtà che ci circonda, non è fatta solo da ciò che rileviamo attraverso i nostri limitatissimi 5 sensi, ma esiste una realtà ben più vasta e completa a cui oggi non è più possibile sottrarsi.
Ad ottobre 2021, insieme alla mia compagna Denise, abbiamo aperto un AmbulaXtorio per persone sane, dove ci occupiamo di salute, ovvero di tutto ciò che una persona può fare per mantenere un buono stato di salute o per riprendere un buono stato di salute.
Ho un figlio di 20 anni, Diego, e questo libro nasce proprio da una promessa che io gli feci quando era nato da pochissimi minuti.


INTERVISTA ALL'AUTORE EBRO DELLANOCE


Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato in Lombardia, in provincia di Brescia. Esattamente a Darfo Boario Terme, dove c'era l'ospedale.
Vivo da sempre a Esine, in Vallecamonica. Credo sia una fortuna, perché la zona dove vivo è tra le montagne, vicino al lago d'Iseo e ad altri piccoli laghi. Sono nella natura, diciamo, c'è molto verde.
Ho girato un po' il mondo, visto posti diversi. Ma la Vallecamonica, le mie radici, sono qui e qui amo stare.

Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
È controproducente cercare di dare consigli ad un adolescente. È un periodo, quello, in cui devono sviluppare ed ampliare la loro capacità di autonomia. Sono poco ricettivi ai consigli e ai suggerimenti, e forse è giusto che sia così.
Se poi, a quell'adolescente capitasse il mio libro fra le mani e cominciasse a leggerlo, andrebbe bene. Quel libro nasce proprio per "passare" alcuni concetti anche ad un adolescente. Ma direi la stessa cosa se capitasse tra le mani di un bambino o se ancora prima un genitore decidesse di leggerlo a suo figlio... Così questi concetti arriverebbero al piccolo ma anche a chi lo legge.

Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell'eBook?
Io qui sono ancora un nostalgico... Amo molto sentire la carta del libro fra le mani. È una sensazione che fa parte del leggere il libro.
Oggi si fa tutto con il cellulare, si leggono anche i libri, col telefonino o con il tablet.
Leggere è una passione, aiuta ad ampliare il proprio "Tempio" personale, quindi se le persone scelgono l'eBook, va bene. Importante è ampliare il proprio Tempio...

La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Credo più la seconda. Scrivi se hai qualcosa di importante da trasmettere, almeno io la vedo in questo modo. Spesso si scrive per dare aria al proprio ego. Allora si può scrivere qualsiasi cosa, può essere una terapia personale quella di scrivere. Spero che questa cosa mi sia risparmiata.

Cosa l'ha spinta a scrivere questo libro?
È un percorso che ho vissuto. Davvero, una sera, uscendo da un teatro dove mio figlio aveva partecipato ad una recita teatrale, mi sono chiesto se non fosse possibile utilizzare anche una recita teatrale per "passare" all'ascoltatore qualche messaggio "più costruttivo del solito" e non limitarsi ad una storia emozionante ma un po' fine a sé stessa. Questo è stato l'input che mi ha colto.
Questo libro, infatti, potrebbe essere anche uno spettacolo teatrale, che uno va a vedere e si porta a casa "cose" che lavorano in lui anche senza che si accorga. Che lo fanno sentire bene, senza che sappia nemmeno perché.

Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Mi piacerebbe che le persone imparassero a rendersi più responsabili della loro esistenza.
Tendiamo, eccedendo, a demandare tutto agli specialisti, quando invece il protagonista della propria vita deve tornare ad essere la persona che vive, ogni persona che vive.
Abbiamo delle capacità, semplici, che migliorano la nostra qualità di vita, ma che non sappiamo di avere, perché forse sono scivolate nel dimenticatoio. La lettura può servire a ritrovare questo contatto utile ed efficace per ogni essere vivente.

La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Da piccolo non ho mai pensato di voler scrivere un libro. Ne ho preso consapevolezza crescendo.
Penso a uno strumento che possa essere utile. Diciamo che ci sono scrittori che amano emozionare con la scrittura ed altri che utilizzano la scrittura per trasmettere capacità.
Chissà io, dove verrò collocato...

C'è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ho sentito una grande forza uscire da quello che via via scrivevo. Non ho neanche pensato che un giorno avrei pubblicato questo libro. Era tra le possibilità, ma non era una ossessione. Infatti è rimasto fermo, nel mio scaffale per credo 5 anni. Poi un giorno ho pensato che leggerlo, a puntate, in una scuola parentale con cui collaboravo insieme alla mia compagna Denise, poteva realizzare il motivo per cui avevo "sporcato quei fogli bianchissimi". È stata Denise a dirmi che sarebbe stata buona cosa pubblicarlo.

Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Arrivato l'input, uscendo da quel teatro, di voler unire l'utile al dilettevole, la scrittura poi è arrivata di getto, e sono arrivato alla fine senza intoppi o ripensamenti.

Il suo autore del passato preferito?
Ho letto tanto e continuo a leggere tanto. Sono tanti gli autori che ho apprezzato. Ognuno col loro stile, ognuno con le loro motivazioni. Se devo fare il nome di uno scrittore che mi ha sorpreso, direi Giorgio Faletti, perché mi è piaciuto e forse non so definire perché.
Ma sono davvero tanti.
Uno che da qualche anno mi intriga è Paolo Barzacchiello, perché secondo me anche lui ha un po' l'intenzione di trasmettere cose utili.

Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente prediligo l'audiolibro all'eBook, proprio perché l'audiolibro lo puoi ascoltare anche mentre guidi o mentre ti rilassi in un certo modo. Credo sia un buon frutto della tecnologia, l'audiolibro. Tecnologia che non sempre fa cose utili...



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